Non pronunciare la parola relazione invano.

Dovrebbe essere l’undicesimo comandamento.

Perché tu puoi trombare ripetutamente e con soddisfazione. Condividere pensieri, parole, azioni. Puoi passare del gran buon tempo persino fuori casa, davanti a una birra, a un concerto, al parco. Puoi andare in giro in piena notte, in due su una bici sola, alticci e sorridenti, pedalando forte per arrivare presto a casa a sradicarsi i vestiti di dosso. Puoi mangiarti con voglia a tutte le ore e pensare di mangiarti a tutte le ore quando non lo puoi fare. Puoi ridere di gusto, delle stesse cose. Amare lo stesso tipo di umorismo, la stessa musica. Raccontarti l’ultimo libro letto o film visto per un confronto. O l’ultima puttanata che ti è successa sul tram. Puoi sbatterti a cercare le olive ascolane perché sono tra i suoi piatti preferiti e vuoi fare una sorpresa e scoprire che l’altro ha fatto la stessa cosa con quello che piace a te.

Tutto questo per due, tre, magari anche quattro mesi.

Ma. Ma. Ma non pronunciare la parola relazione.

L’hai fatto? Coglionazza.

Come una bomba H infilata su per il popò che deflagra catastroficamente lasciando sangue e merda, pronunciare “relazione” distrugge tutto.

Il perché dovrebbero studiarlo a Palo Alto e darmi una risposta, perché mi fido solo di loro.

È come se mi facessero assaggiare un gusto di gelato, lo provo e mi piace. Me ne offrono ancora e lo mangio avidamente. Ne voglio ancora e me lo danno. E mi piace proprio, ne vorrei tantissimo e spesso. Poi mi dicono che si chiami Asturenzort. E io dico “Cosa? Asturenzort? Nooo. Nonono. Non lo voglio. Asturenzort no, grazie.”

“Ma fino a due minuti fa ti piaceva!”

“Eh sì. Mi piace ancora! È saporito/delicato, dolce/salato, piccante/rinfrescante, eccetera e ne mangerei a chili, ma adesso che mi dite che si chiami Asturenzort non ne voglio sapere.”

Forse è una questione di estetica della parola? Cioè non piace la parola in sé?

Re-la-zio-ne.

Forse perché (e studiosi di Palo Alto, per favore, ditemi se ho ragione e magari prendetemi nel vostro team) la parola re-la-zio-ne implica che se ti becco con un’altra mi incazzo? Anche se in questi due, tre magari anche quattro mesi non ti è balenato nel cervello di cercarti un’altra perché volevi me?

Quindi è la scopata in potenza con senso di colpa preventivo che disturba?

Cos’è?

Non ti piacciono le parole che iniziano con la R?

È il fioretto fatto alla nonna in punto di morte?

Te l’hanno suggerito le carte?

Lo vieta la tua religione?

Che cosa c’è di male nel buon tempo? A me il buon tempo piace.

E mannaggiallaputtana mi piaceva quello passato con te.

9 pensieri su “Non pronunciare la parola relazione invano.

  1. Io ho visto soltanto 3 concerti in tutta la mia vita, tutti e 3 di Franco Battiato. Gli piace farli in mezzo ai prati, e questo talvolta causa degli inconvenienti non da poco.
    Ad esempio, al primo dei 3 concerti aveva piovuto a dirotto dalla mattina fino a un’ora prima dell’inizio, e quindi per raggiungere il mio posto a sedere dovetti avanzare nel fango che mi arrivava fino alle caviglie.
    Tuttavia, fare i concerti in un contesto agreste ha anche dei lati positivi: ad esempio, al secondo e al terzo concerto eravamo in piena Primavera, e quindi l’aria era carica di tutti gli odori naturali della terra, sembrava di essere nel giardino dell’Eden.
    Al primo concerto Battiato fece un’entrata in scena spettacolare: arrivò in macchina, fece fermare l’autista a poca distanza dagli ultimi posti a sedere e poi percorse a piedi il tragitto da lì al palco. Anche lui si sarà riempito le scarpe di fango, ora che ci penso.
    Il pubblico fu molto disciplinato: invece di sporgersi in avanti per toccarlo, si alzò in piedi e lo applaudì a scena aperta. Lo facemmo perché avevamo capito il senso profondo di quella scelta: Battiato voleva esprimere vicinanza al suo pubblico non con un sorriso finto, non con un ringraziamento stereotipato, ma con il gesto simbolico di camminare in mezzo a noi. Ci commosse senza bisogno di dire una parola.
    Il terzo concerto fu il più bello in assoluto, perché lui nell’ultima mezz’ora ci chiamò tutti sotto il palco e fece canzoni a richiesta finché non gli andò via la voce.
    Quella sera stessa capii che non l’avrei più visto in concerto, perché era meglio chiudere così, avevo già toccato l’apice. Cosa ne pensi della mia esperienza?

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      • che dire: c’è un amico mio che ormai da un tre quattro mesi si porta a letto grossomodo regolarmente una donna bellissima, di un sei sette anni più anziana (parliamo comunque di 29 e 35, eh), che ha due figli da una relazione precedente.

        lui parla di lei usando il termine “non-engagemental”, lei parla di lui usando la parola “boyfriend”.

        una volta ho chiesto a lei: “boyfriend, are you sure?” e lei “oh yes, why not.”

        why not? perché no? avrei dovuto dirle, perché dimmi un po’, oltre a leccarti e chiavarti a dovere un due tre volte a settimana; oltre a cucinare per te subito prima; oltre a raccontarti cose carine che ti fanno ridere e ti fanno dimenticare la merda che hai subito per 9 anni; oltre ad accompagnarti pure a casa le volte che piove e fa freddo (e diocàn se fa freddo in alta Baviera d’inverno….), dico oltre a questo, avrei dovuto dirle, quando conoscerà i tuoi figli, e comincerà ad aiutarti a crescerli?

        invece – ovviamente – le ho detto nulla, perché poi magari finisce che fra qualche mese lo fa pure. mi sa di no, ma potrebbe pure darsi di sì, e come dice quel tipo col camice bianco, chi sono io per giudicare?

        insomma, forse c’è un certo punto oltre il quale diventa una “relazione”, ma va’ a vedere se il lui di turno è disposto a passarci attraverso.

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      • Difficile replicare. Io non vorrei si occupasse dei miei figli. Mi sono fermata prima di quel punto. A quando non lasci che le cose vadano ma ti fermi alle parole. Poi alla fine conta essere pari.

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