La mansarda di fronte. Parte 7.

No, non ho scritto niente caro dirimpettaio. Non ancora, vorrei ma non so che scrivere. I pensieri che ho in mente sono talmente assurdi che mi sento strana. 

È normale l’impulso di fare una foto a lei nella bara? Al suo viso? Non l’ho fatto per il senso di colpa, non perché non volessi. Forse è perché non la vedevo da un anno e mezzo e prima, nei due anni che ha passato a casa mia, contaminata dalla follia, non ci guardavamo. Lei non sopportava la mia vista e io non sostenevo l’odio che vedevo nei suoi occhi.

Aveva un’espressione severa secondo me, in quella bara un po’ troppo lucida. Per sua figlia, invece, era serena. Forse la mia paura era che mi odiasse pure da morta.

Le mancava un foulard e si vedeva il reggi-mento. Non ci abbiamo pensato quando abbiamo portato i vestiti all’agenzia funebre. Ti piazzano un coso sotto il collo, ti va via il doppiomento ma risulti un po’ rigida.

Non avrei saputo abbinarlo il foulard, lei era brava in questo, io no. È stato surreale andare a comprare cosa metterle al suo funerale. La commessa mi ha chiesto se fosse per un’occasione speciale. In fondo sì. Non ho avuto il coraggio di rispondere e ho declinato la sua offerta di aiuto. Non sapevo più come fosse fatta. Era ingrassata? Boh. Quale colore si sentiva meglio addosso? Come si veste una morta? Deve essere elegante? Come fanno i necrofori se la camicetta è stretta? La scuciono dietro? E il giromanica? E le scarpe? Le ho preso un décolleté nero tacco 10. Amava i tacchi e li portava benissimo. Prima. Quando era ancora mia sorella. Ho deciso di scegliere ciò che le piaceva prima. 

Che poi è stato tutto inutile perché le hanno messo una specie di trapuntina sopra, un po’ da nonna, con un refrigeratore. Chissà se le hanno messo le scarpe. Non ho controllato.

Era proprio fredda fredda.

Avevo timore che si alzasse di scatto e mi sgridasse. Anche con mio papà avevo la stessa paura, solo che era il 1995 ed ero giovane. Adesso che sono stagionata speravo di affrontare la cosa in modo più maturo. Invece hanno fatto capolino tutti i film horror che ho visto.

Adesso vado in giro pensando che non c’è più, se chiudo gli occhi vedo il suo viso immobile.

E sono triste, mortalmente triste.

Andrò a spargere le sue ceneri in un paesino della Costa Azzurra, l’ultima vacanza che ha fatto ancora felice è stata lì. Mi sa un po’ di Grande Lebowski. Andrò lì e poi tornerò a casa, sperando di vincere il mio torneo di bowling.

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